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Ciao ragazze, oggi ho con me Anna Di Molfetta, ostetrica specializzata in salute del pavimento pelvico e riabilitazione.
Anna ha uno studio a Torino, dove lavora come libera professionista e gestisce anche un podcast dove parla di salute del pavimento pelvico. Iniziamo dalle basi. Cosa si intende per pavimento pelvico?
Il pavimento pelvico è un gruppo di muscoli attaccato al fondo del bacino. Serve per contenere e supportare tutti gli organi interni (utero, vescica, retto). E’ molto importante perché negli ultimi anni ci si è resi conto che questi muscoli non si limitano a supportare gli organi interni ma influenzano moltissime funzioni del corpo. Quando un pavimento pelvico non è in buone condizioni crea disagi inimmaginabili che vanno da cistiti ricorrenti a problemi di incontinenza. Capendo le funzioni del pavimento pelvico si è capita anche la sua influenza in questo tipo di patologie.
Da quando si è cominciato a parlarne?
In Oriente questo argomento è trattato da sempre. In paesi come Cina o Thailandia i genitori si preoccupano della buona salute dei muscoli del pavimento pelvico tanto quanto si preoccupano di qualsiasi altro muscolo dei loro figli. Si presta attenzione alla posizione in cui fanno la pipì e la cacca e si interviene se necessario. In Europa questa attenzione è arrivata più tardi, in Italia negli ultimi 20 anni e comunque difficilmente le donne si preoccupano della salute del proprio pavimento pelvico prima dei 30-40 anni.
Hai parlato di posizioni corrette nel fare cacca e pipì. Quali sono e perché sono così importanti?
La posizione che si assume in bagno per me è un punto focale, se i genitori si curassero di questo aspetto fin dall’infanzia dei loro figli ci sarebbero molti meno adulti con problemi al pavimento pelvico. Una delle prime cose che facciamo quando mettiamo i bimbi sul vasino è dirgli di spingere in fretta. Non insegniamo a rispettare i loro tempi e i loro stimoli ma stabiliamo noi i momenti a seconda dei nostri impegni. Inoltre spesso non si usa il vasino ma si mette il bambino direttamente sul water con un riduttore, con le gambe penzoloni, il che crea un distress importante del pavimento pelvico. La prima cosa da insegnare è seguire i propri stimoli e fare la cacca e la pipì quando se ne sente il bisogno, anche se si sta giocando. E poi insistere sulla posizione corretta, che è quella accovacciata. Sul water si può riprodurre usando un qualsiasi supporto sotto i piedi in modo che le ginocchia siano più in alto rispetto all’ombelico.
Quando i bambini utilizzano il pannolino, magari fino ai 3 anni, fanno la cacca in piedi. Questo può essere un problema?
In realtà i bambini tendono naturalmente ad accovacciarsi quando devono fare la cacca. In caso contrario si può spiegare che accovacciarsi rende l’azione più semplice e si evita di dover spingere.
Perche spingere è un problema?
Sia per fare la pipì che la cacca è necessario rilasciare gli sfinteri, che invece tendono a trattenere. Una volta che abbiamo aperto gli sfinteri sarà la forza di gravità a giocare a nostro favore senza bisogno di spingere. Se sentiamo questo bisogno è perché gli sfinteri, che fanno parte del pavimento pelvico, sono ancora chiusi e a questo punto tutti i muscoli attorno saranno sforzati. Fortunatamente parliamo di muscoli che, come tali, possono essere allenati a qualsiasi età e migliorare il loro tono con esercizi e buone abitudini.
Quali sono queste buone abitudini?
Intanto utilizzare sempre qualcosa che ci rialzi i piedi quando siamo sedute sul water, uno sgabello o una sedia o una scatola, va bene qualsiasi cosa. Quando non si è casa bisognerebbe seguire comunque queste indicazioni ma, visto che tutti fanno erroneamente la pipì in sospensione, i bagni pubblici sono spesso sporchi. In questo caso si può ovviare facendo la pipì in piedi utilizzando appositi coni. Ne esistono sia monouso in carta che riutilizzabili in silicone. Sono piccoli e discreti, facilmente acquistabili su internet o in farmacia e sono molto utili anche da far utilizzare alle bambine invece che metterle in posizioni assurde per far fare loro pipì fuori casa. L’utilizzo di questi coni è utile perché spesso, per evitare di usare i bagni pubblici, si fa l’errore di trattenere la pipì causando un ipertensione della vescica oppure si evita di bere provocando un’urina altamente concentrata e a rischio di infezione batterica e calcoli.
Quando si deve scegliere tra igiene e pavimento pelvico spesso si sceglie la prima opzione, per paura di usare un bagno poco pulito.
Si tratta di un circolo vizioso: se tutti lo usassero correttamente, il water sarebbe pulito tanto quanto una sedia. Sull’asse infatti poggiano le cosce, non i genitali, e le cosce poggiano tranquillamente su sedie poco pulite quando ci si siede nei locali in estate. Il problema nasce quando si fa la pipì in sospensione, sporcando la tavoletta. Altrimenti il water non sarebbe più sporco di qualsiasi altra superficie pubblica come i carrelli della spesa, dove spesso vengono messi i bambini senza troppe remore.
Quanto peggiora il pavimento pelvico in gravidanza e dopo il parto?
Il grosso stress che riceve il pavimento pelvico è dovuto più alla gravidanza che al parto a causa dell’aumento di peso che grava sul pavimento pelvico. L’ideale sarebbe fare una visita prima della gravidanza in modo da correggere per tempo eventuali disfunzioni. Spesso dalla visita emergono ipertoni, prolassi, cistiti ricorrenti, dolore durante i rapporti, vaginiti ricorrenti anche in persone che non hanno mai avuto figli. Perdere gocce di pipi sotto sforzo è un sintomo di disfunzione del pavimento pelvico cosi come la sensazione di acqua che entra o esce. In gravidanza comunque è importante fare questa valutazione in modo che il pavimento pelvico arrivi al parto nelle migliori condizioni possibili. Ciò favorisce un parto spontaneo, previene possibili lacerazioni e accompagna la discesa nel bambino nel canale del parto nel modo più naturale possibile.
Quanto ne sanno le donne sulla salute del pavimento pelvico?
Fortunatamente sono sempre di più le donne che si rivolgono a professioniste per risolvere situazioni problematiche come dolore durante i rapporti o cicli dolorosi ma sono comunque una minoranza rispetto a quanto dovrebbero.
Quali figure possono occuparsi di riabilitazione del pavimento pelvico?
Possono occuparsene solamente gli operatori sanitari quindi medici, ostetriche, infermiere, fisioterapisti o fisiatri purché siano specializzati in pavimento pelvico. Non può occuparsene chiunque non sia un professionista sanitario quindi personal trainer, insegnanti di yoga o osteopati.
Uno dei segnali di problemi al pavimento pelvico è avere perdite di pipì ma spesso questo aspetto viene banalizzato e normalizzato dal marketing che propone assorbenti per l’incontinenza come se quest’ultima fosse un problema da tamponare e non da curare. Sei d’accordo?
Noi siamo fatti per essere rubinetti che tengono. Non dobbiamo perdere neanche una goccia di urina in nessuna situazione, comprese le ultime settimane di gravidanza, perché il pavimento pelvico se è in buona salute deve avere un’ottima continenza. E’ positivo che esistano supporti come gli assorbenti ma deve passare il messaggio che si tratta di un aiuto momentaneo in attesa di una visita per la riabilitazione e non una cura.
L’incontinenza quindi si può guarire?
L’incontinenza è dovuta a una mal funzione del pavimento pelvico che potrebbe essere o troppo molle (ipotono) o troppo rigido (ipertono). In base alla tipologia di problema si faranno terapie mirate. Il grosso problema nasce quando ci si affida ad esercizi fai da te come i Kegel prima di sapere se si ha un problema di ipotono o di ipertono. I Kegel servono infatti per rafforzare il pavimento pelvico ma se si ha un problema di ipertono si andrà solamente a peggiorare la situazione. Inoltre è importante essere sicure di riconoscere i muscoli del pavimento pelvico e non andare invece a sollecitare altri muscoli come i glutei o gli addominali. In questo può aiutarci solo un professionista.
Si possono risolvere tutti i problemi relativi al pavimento pelvico?
Si possono risolvere tutti i problemi relativi al pavimento pelvico a base muscolare. Diventa più difficile quando c’è una disfunzione di tipo neurologico quindi ai nervi che attraversano il pavimento pelvico (ad esempio a causa della sclerosi multipla). Sono casi però estremamente più rari.
Che impatto ha lo sport sul pavimento pelvico?
Dipende da che tipo di sport facciamo e come lo facciamo. Tutto ciò che coinvolge gli addominali crea una pressione sul pavimento pelvico quindi deve essere svolto dopo un’accurata valutazione medica del pavimento stesso. La pressione infatti deve essere adeguata a ciò che il nostro pavimento pelvico può sostenere.
Come avviene una tua visita-tipo per la valutazione del pavimento pelvico?
La prima visita è molto lunga, dura almeno due ore. Ciò serve per fare un’ottima anamnesi e indagare tanti aspetti, dalla postura che si assume durante il giorno, il tipo di lavoro, eventuali malattie o interventi o cicatrici. Si indaga a fondo anche sulle mestruazioni, gravidanze ecc. Dopo inizia la parte di visita vera e propria e si va a valutare la postura, il respiro, i muscoli intorno al pavimento pelvico e la vulva. Quest’ultima visita prevede un’analisi muscolo per muscolo del pavimento pelvico. Si procede poi con un test neurologico e si tirano le fila per capire se ci sono disfunzioni e come trattarle. Di solito si risolve in massimo cinque sedute, altrimenti è necessario rivedere la terapia che consiste in esercizi da fare a casa.
Ogni quanto vanno svolti questi esercizi?
All’inizio chiedo mezz’ora al giorno per rendere quegli stessi esercizi un automatismo. Proprio come capita quando si guida e si usa automaticamente la frizione.
Come sei arrivata a fare questo lavoro?
Io ho iniziato come infermiera, sono poi diventata ostetrica e ho lavorato per anni nei reparti maternità ospedalieri. Mi sono poi spostata in consultorio dove ho iniziato a vedere le donne in modo diverso. Mi sono fermata alcuni anni anche per dedicarmi alla mia maternità e poi sono rientrata a lavoro come libera professionista lavorando sempre di più con la riabilitazione del pavimento pelvico. Ad oggi mi occupo principalmente di quello. Purtroppo dall’università si esce con pochissime nozioni sul pavimento pelvico, io ho fatto 15-20 corsi di specializzazione perché è un argomento in continua evoluzione e secondo me non si finisce mai di imparare.
Cosa intendi quando dici che hai iniziato a vedere le donne in modo diverso?
Uscita dall’università tendi a vedere la donna come se fosse solo un utero. In ospedale c’era questo tipo di settorializzazione, la donna non era una donna ma un utero che doveva partorire. Ho cercato di vedere la donna più globalmente in consultorio, me ne occupavo dall’adolescenza alla menopausa. Quando sono diventata madre a mia volta mi sono resa conto che nella maternità c’era molto di più di quello che avevo considerato fino a quel momento e ho voluto approfondirlo. Mi sono dovuta spostare nella libera professione perché nel pubblico non avrei potuto lavorare come volevo. Negli ospedali le visite di valutazione del pavimento pelvico devono durare meno, anche solo mezz’ora.
Tu lavori sia con uomini che con donne?
Per scelta lavoro solo con donne o comunque con persone vagino-vulva munite. Non sono specializzata nel pavimento pelvico legato al pene e per me sarebbe più difficile lavorarci. Inoltre credo sia importante che le donne inizino a darsi valore anche riconoscendo che provare dolore durante i rapporti o il ciclo mestruale non è normale e non va sminuito o banalizzato. Dico sempre alle mie pazienti che così come non ignorerebbero una piccola spia luminosa sul cruscotto della macchina non dovrebbero ignorare neanche un piccolo dolore intimo. Se con il ginecologo non si trova una soluzione (spesso i ginecologi non sono specializzati in pavimento pelvico e si concentrano solo su utero e ovaie) bisogna rivolgersi a figure specializzate.
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