
Questa foto l’ha scattata mia sorella – avevo le doglie da circa 5 ore e più o meno 5 ore dopo sarebbe nata Emilia.
La mattina di quel giorno mi sono alzata intorno alle 5, Manuel (mio marito ora e il mio ragazzo allora) si stava preparando per andare a lavoro – doveva prendere il volo del mattino e tornare con quello serale, prima di uscire mi aveva svegliato per assicurarsi che stessi bene e che non ci fossero segni di un travaglio imminente. La data presunta del parto era già passata da 2 giorni ed eravamo tutti in trepida attesa. Stavo benissimo e gli ho detto di andare sereno.
Neanche un’ora dopo sento un dolore strano nel basso ventre. Non sapevo se fosse una vera contrazione o un falso allarme, quindi mi rimetto nel letto. Intanto i dolori continuano e verso le 7 decido di rialzarmi. Mi vengono in mente le parole dell’ostetrica del corso pre-parto, che qualche settimana prima mi aveva spiegato che per capire se i dolori siano l’inizio del travaglio o un falso allarme basti farsi una doccia calda. Faccio una bella doccia, ma dopo mezz’ora sotto l’acqua calda le onde non solo continuano ma si intensificano.
Mia sorella intanto dorme nella stanza adiacente e preferisco lasciarla riposare – nel frattempo cerco di concentrarmi su qualcos’altro. Mi faccio un’altra doccia – sotto l’acqua calda il dolore diventa molto più sopportabile – molto lentamente e con pause durante le contrazioni, mi lavo i capelli, me li asciugo e faccio la piega con l’arricciacapelli. Scarico un’app per calcolare la durata e l’intensità delle contrazioni – durano 50 secondi ma sono ancora irregolari quindi continuo con il mio piccolo rituale di bellezza. Mi trucco e metto lo smalto sulle unghie.
Passata qualche ora, sveglio mia sorella e le dico di prepararsi, ho le contrazioni da ore ormai e a questo punto sono certa che non si tratta di un falso allarme. Chiamo Manuel e gli chiedo di cambiare la prenotazione e cercare di tornare prima.
Al corso pre-parto avevo già imparato le tecniche di respirazione e le posizioni ma quel giorno non mi ricordo più niente. Apro un libro sulla gravidanza e il parto per rivedere le posizioni per alleviare le doglie – scelgo subito la posizione carponi; mia sorella intanto mi prepara qualcosa da mangiare, accende un po’ di musica, e mi consiglia di continuare a occuparmi di altro tra le contrazioni, di ricordare di respirare correttamente e di ascoltare sempre la bambina.
Ho le contrazioni da più di 5 ore ormai e mentre tutto questo tempo sono riuscita a occuparmi la mente e gironzolare per la casa, a questo punto non trovo più le forze per alzarmi dal mio “nido”. Abbasso le tapparelle, mi faccio portare dell’acqua, un paio di libri sulla gravidanza, tantissimi cuscini e resto così un altro po’. Le contrazioni sono ormai regolari, durano 60 secondi e vengono ogni 5-6 minuti, la bambina sta benissimo, sento i suoi movimenti e la sua forza. Mia sorella mi dice di chiamare l’ambulanza, ma io mi sento così stanca – sono nel dormiveglia tra le contrazioni e intensamente concentrata durante. Preferisco aspettare ancora un po’ – sto così bene nel mio nido.
Ma ad un certo punto, nel corso di una contrazione, sento uno scoppio, come quello di un palloncino, e salto giù dal letto – è il sacco amniotico! E’ decisamente arrivato il momento di chiamare l’ambulanza!
Il viaggio verso l’ospedale è orribile, mi legano da sdraiata alla barella, ho le gambe serrate e due soccorritori (maschi e giovanissimi) che mi inondano di domande. In quel momento ci sono due cose che non voglio – non voglio e non riesco a stare sdraiata e non voglio avere un uomo nemmeno nelle vicinanze, per qualche motivo li trovo tutti molto irritanti.
Dopo dieci lunghi minuti siamo finalmente in ospedale, mi visitano e mi fanno cambiare. Sono pronta e a quanto pare lo è anche la bambina! Magdalena, la mia ostetrica, mi chiede di sdraiarmi supina, così mi può visitare e controllare il battito cardiaco di Emilia. Ovviamente non ci penso nemmeno a ubbidirle – le dico: ‘o a quattro zampe o niente!’ – ripensandoci, chissà cosa intendevo con niente?!
Comunque rimango nella posizione che preferisco, so che è troppo tardi per l’anestesia ma il dolore è così intenso che supplico Magdalena di farmi l’epidurale, ‘non possiamo più fartela’, mi dice ‘la bambina è già nel canale’. Le sue parole invece di spaventarmi mi danno forza, risvegliano il mio spirito guerriero, mi sento più lupa o tigre, che donna – forte e piena di coraggio!
Mi tranquillizzo e cerco di concentrarmi sul respiro e sul lavoro da fare – proprio così, più che un calvario è un lavoro, molto intenso ma in fin dei conti non così doloroso come me l’aspettavo. È paragonabile a una gara sportiva che ti sfianca e richiede la tua concentrazione esclusiva. In quelle ore cerco di concentrarmi sulle sensazioni del mio corpo e sui movimenti della bambina – tenendo bene a mente che il mio parto è nelle mie mani. Non mi può aiutare nessuno, né la famiglia, né il personale medico – quella giornata sarebbe rimasta per sempre nei MIEI ricordi, quindi vale la pena di sforzarmi per delle memorie positive.
Dopo pochissimo sento il bisogno di spingere e chiedo a Magdalena se è arrivato il momento – lei mi dà il via. Ho i gomiti e le ginocchia che tremano, i miei muscoli, pur ben allenati, stanno cedendo dopo ore di sforzo. Ma Emilia è più tenace di me, la sento muoversi e farsi strada con ogni contrazione. Cerco di non pensare al dolore e alla fatica, mi concentro invece sui movimenti della mia bambina. Qualche spinta dopo il suo corpicino cade nelle mani di Magdalena, lei la accoglie con dolcezza e la mette sul mio seno.
Siamo tutte donne nella stanza, io, mia figlia, la mia sorellina e la nostra ostetrica. L’energia che c’è nella stanza è tutta femminile, accogliente, tranquilla. Mi godo queste ore di riposo prima di iniziare la mia nuova vita da mamma, ma questa è tutta un’altra storia e, purtroppo, molto meno consapevole.
Il giorno del mio parto è stato veramente il giorno più bello della mia vita e mi ha acceso una lampadina che poi mi ha portato a creare un Corso Online sul Parto, un corso che dia anche alle altre donne gli strumenti per vivere questa esperienza come desiderano, senza paura e con un bagaglio di conoscenze giuste, tutte in un solo posto. Dei video che possano riguardare tutte le volte che hanno bisogno, anche dal cellulare. Questo corso digitale è – PARTO senza PAURA.
Con Dalila (@dalilaostetrica) abbiamo raccolto tutte le nostre paure e le paure delle donne che conosciamo e le abbiamo analizzate nella creazione di questo corso. Ora aiutiamo voi a superare le vostre di paure e vi aiutiamo ad affrontare il vostro Parto.
Perché “Il Parto dovrebbe essere la nostra più grande conquista, non la nostra più grande paura!” come diceva Jane Weideman
Natalia Levinte
L’Ora della Mamma è il podcast che tratta i temi legati alla maternità in modo a volte scomodo ma sempre reale.