
Uno dei componenti associati al mito di una “Buona madre”, una madre completamente dedita, che si sacrifica e che dovrebbe sapere qual è il modo migliore e corretto di allevare ed educare i bambini, è il possesso dell’istinto materno. L’accudimento, a partire dai primi istanti dopo la nascita del bambino, è spesso definito e attribuito all’esistenza del cosiddetto istinto materno.
Il ruolo “naturale” della madre, il fatto che la madre debba essere il genitore primario non viene quasi mai analizzato o messo in dubbio e viene supportato dall’esistenza di questo mitico istinto materno che è spesso dato per scontato. E’ diventato un luogo comune: le donne hanno l’istinto materno quindi se sono sane e presenti sono loro che devono occuparsi della prole. Punto.
Purtroppo l’idea dell’istinto materno non è stata molto positiva per le donne, i pregiudizi sociali e biologici legati alle donne hanno contribuito a relegarle in una posizione secondaria per secoli, le hanno “tenute al loro posto” cioè a casa con i figli, l’idea di istinto materno è stata usata come arma contro di noi. Oggi quindi vorrei parlarvi dell’istinto materno e capire insieme se esiste e cosa significa.
Iniziamo quindi definendo il termine “istinto materno”. In pratica, gli istinti sono visti come una tendenza innata a comportarsi in un certo modo, senza previa decisione o formazione (William James). Quindi, una possibile definizione potrebbe essere: l’istinto materno è un innato bisogno di avere un bambino e l`innata abilità di allevare un bambino / bambini.
Il dizionario Collins ci fornisce una simile definizione di istinto materno: “la tendenza naturale che una madre ha a comportarsi o reagire in modo particolare nei confronti di suo figlio o dei suoi figli”. Ciò implicherebbe che l’istinto materno sia in realtà il risultato della biologia umana che non consente una scelta personale da fare per diventare madre o meno, e che sia una predisposizione biologica che determina il modo in cui la madre dovrebbe comportarsi e allevare bambino. Quindi se tale impulso interno e il meccanismo che guidano le azioni delle madri non vengono vissute, questo viene considerato come qualcosa di innaturale e anormale.
Ma vediamo un attimo cosa mostra la ricerca su questo argomento?
Sebbene il termine “istinto materno” sia ampiamente accettato nel linguaggio quotidiano, non esiste ancora una definizione scientificamente accettata. Quindi chiediamoci: c’è davvero un istinto innato che ci guida a comportarci e reagire adeguatamente nei confronti dei nostri figli, che ci consentirebbe essere in un certo modo e accudire i nostri figli in un certo modo, al fine di continuare lo sviluppo e la sopravvivenza della specie umana?
Una delle ricerche più significative che studia l’esistenza dell’istinto materno e la maternità è l’insieme delle opere di ricerca antropologica di Sarah Blaffer Hrdy di natura umana, istinto materno, selezione naturale, madri e bambini. Hrdy è un’antropologa e primatologa americana.
Secondo lei, l’uso dell’espressione “istinto materno”, usata nel linguaggio quotidiano, riferendosi all’amore incondizionato verso i bambini, è problematico.
I suoi anni di ricerca su languri, tamarini e altri primati, (la sua ricerca è rivoluzionaria proprio per questo, perché non studia gli scimpanzé come i suoi colleghi, ma altri primati) ma anche degli esseri umani, mostrano che le femmine usano un insieme vasto di comportamenti per quanto riguarda la riproduzione e l’allevamento della prole. Hrdy sostiene che le donne non sono madri “naturalmente” ed “essenzialmente”. Secondo lei, la maternità non è istintiva, ma dipende da diverse condizioni ambientali e individuali intorno alla donna. La Hrdy sostiene che se ci fosse un istinto materno non ci sarebbero non solo infanticidi e abbandono di bambini piccoli, ma anche il modo in cui le donne si prendono cura dei propri piccoli sarebbe uguale per tutti, in tutto il mondo e non cambierebbe nel tempo.
Fare la madre non è una cosa istintiva, è un cosa che apprendiamo attraverso i contatti e i modelli sociali. Secondo la Hrdy in pratica, i sentimenti materni sono in misura maggiore socialmente costruiti e pochissimo reazioni biologiche innate. Quindi la prossima volta che vi sentite o ancora peggio qualcuno vi chiama SNATURATE, pensateci, fare la madre non è una questione di natura, è una questione sociale e di cultura.
Questo può aiutare a spiegare il fatto per cui le donne stesse nei vari periodi della vita reagiscono in modo diverso e si comportano secondo le varie circostanze in cui si trovano.
Hrdy studia se esiste una cosa come l’istinto materno non solo utilizzando l’analisi del comportamento materno nei primati, ma anche facendo una rassegna storica delle differenze nell’educazione dei figli nelle madri in vari periodi della storia e in diversi contesti culturali. Secondo lei, gli umani sono “allevatori cooperativi” il che indica che la sopravvivenza della razza umana dipendeva dall’accudimento congiunto e dall’assistenza nell’accudimento dei membri più giovani. Le madri nel corso della storia, così come oggi, non potevano prendersi cura dei bambini da sole, senza l’aiuto del padre o di altri aiutanti (alloparents).
Nella gran parte della società questo accudimento è generalmente compito delle nonne. Anzi la stessa scienziata sostiene che a questo ruolo delle nonne è attribuibile anche la menopausa, proprio per evitare che le donne si possano riprodurre fino alla fine della loro vita come gli uomini e possano sostenere le generazioni più giovani e prendersi cura dei bambini. E’ una teoria interessante che spiegherebbe la menopausa precoce (rispetto alle altre specie) nelle femmine umane.
Poi c’e anche la definizione psicologica. In psicologia l’istinto materno era definito come una capacità innata di connettersi emotivamente con il bambino, come capacità innata di prendersi cura del bambino. Ma anche qui, se è una capacità innata come si spiega l’incidenza dei baby-blues delle neo-madri e tutti gli altri stati d’animo tra cui la depressione post parto?
La professoressa di psicologia, Paula Nicolson, esamina quello che lei definisce il mito dell’istinto materno. La Nicolson dice che senza dubbio molte donne sentono un desiderio prepotente di avere figli. Ciò è particolarmente accentuato in donne la cui fertilità è rimandata o che lottano con la sterilità, ma il fatto che un gran numero di donne affermano di voler restare senza figli non dovrebbe essere trascurato. Se è un istinto ed è comune a tutte le donne, come vi spiegate che sempre più donne giovani e fertili non hanno nessun desiderio di diventare madri?
E anche in chi vuole figli, partorire il bambino non garantisce una connessione istantanea con esso, né un amore incommensurabile e dedizione.
E poi ci sono pochissime prove scientifiche o storiche di istinto materno o anche dell’immediato legame tra mamme e bambini nonostante i migliori sforzi delle ostetriche nel creare l’appropriato ambiente postnatale. Ciò che è evidente è che quando le donne hanno figli (indipendentemente dal fatto che i bambini siano pianificati o meno) di solito fanno del loro meglio per prendersi cura di loro e spesso iniziano ad amarli.
Più se ne prendono cura più li amano e questo vale per gran parte degli adulti a contatto con un bambino, non solo per le madri.
Nicolson sostiene che l’inclinazione delle donne verso un ruolo materno è generalmente condizionata da fattori sociali, dalla pressione della società e dei suoi membri. Tutte le società sono più o meno orientate verso la natalità e hanno politiche prenatali.
I media sono inondati di contenuti che incoraggiano questo ruolo di genere dove le donne sono generalmente ritratte come madri e casalinghe. Sebbene questi ruoli non siano negativi, ridurre il ruolo delle donne solo a quello materno è uno stereotipo e produce una serie di forme di discriminazione nascoste e non. Quando si tratta di ritrarre le donne nei media come madri, di solito sono felici, pazienti e soddisfatte. Esattamente questa rappresentazione positiva del ruolo materno, che crea aspettative irrealistiche per la maternità, cioè pensarla come solo un’esperienza positiva e appagante, porta a maggiori difficoltà nel mondo reale dove quasi il 70-80% delle donne hanno un post-partum problematico o difficile, ma non affatto idilliaco.
Sarebbe più realistico aspettarsi qualche tipo di difficoltà nel post-partum rispetto allo stato emotivo e psicologico, che non sperimentarne alcuna. Di solito infatti le difficoltà sono conseguenze dei bruschi cambiamenti della vita delle donne e dell’isolamento sociale. La narrativa dell’istinto materno che ci salverà tutte è quindi anche dannosa. Non ci permette di prepararci adeguatamente ai cambiamenti che ci aspettano. Non ci fa insistere con le istituzioni e le nostre famiglie per aver maggior supporto. Quando parliamo di istinto materno ci facciamo male da sole, capite?
L’abilità delle madri di allevare i propri figli non è qualcosa che noi possediamo automaticamente subito dopo la nascita del bambino. Sono cose che impariamo assumendo il ruolo di madri, attraverso i modelli culturali e nel processo di socializzazione.
Un’altra prova che il ruolo materno è sociale e non biologico è che se l’aspetto biologico fosse così forte, non ci sarebbe tale variabilità nell’esecuzione del ruolo materno. Soprattutto in periodi storicamente diversi, né le madri che hanno adottato un bambino sarebbero considerate all’altezza del ruolo di genitori. Per fortuna non è cosi e anche chi adotta un bambino impara a prendersene cura e lo fa altrettanto bene rispetto ai genitori biologici.
Spesso parliamo di istinto materno in termini di premonizione o “intuizione” o sesto senso. Non dobbiamo trascurare le esperienze personali delle madri. Tuttavia il sesto senso si forma attraverso il legame emotivo con il bambino. Insomma, non è una prerogativa delle madri e non è un istinto. In generale, la cura dei bambini è prevalentemente nelle mani della madre. Quindi, il sesto senso materno non è innato. La capacità di rilevare il più sottile cambiamento del bambino nasce dall’empatia creata dal legame con il bambino. Gran parte degli studi sostengono che la quantità di tempo che un genitore trascorre con il proprio bambino è direttamente correlata alla capacità di identificare i loro pianti e sviluppare questo sesto senso genitoriale, non il sesso del genitore.
Anche se la madre diventa madre immediatamente quando il bambino nasce, per la maggior parte di noi, entrare nel ruolo è qualcosa che avviene gradualmente. Alcuni madri rimangono sorprese di non sentirsi immediatamente madri, di non aver subito provato una forte emozione o un istinto materno innato. In realtà entrare nella maternità è un processo che si costruisce e si verifica in un periodo che dipende da diverse variabili. Dipende da diverse condizioni emotive e condizioni sociali. A volte succede nelle prime settimane e a volte è necessario più tempo, mesi o anni, o forse succede quando nasce il secondo figlio. E’ necessario un certo periodo affinché le madri si adattino e eseguano abilmente il ruolo. Ciò indica che si tratta di un’abilità che si costruisce e si sviluppa nel processo stesso. Quindi ribadisco qui, lo dice anche la scienza non solo io e la mia teoria della Mammificazione. Siete normalissime se non vi sentite subito mamme, non vi manca niente, dovete solo apprendere e abituarvi e avete bisogno di tempo e soprattutto supporto non è una cosa da fare da sole, vi prego mettetevelo bene in testa!
Quindi, guardando i dati si può concludere che l’istinto materno è un mito, non una realtà.
La psicologa e scienziata americana Shari L. Thurer, ci spiega anche perché:
l’istinto è un modello di comportamento innato e invariabile, comune negli animali “inferiori” ma raro negli esseri umani il cui sofisticato sistema nervoso consente loro di adattarsi all’ambiente, in modo che qualunque impulso innato con cui possono aver iniziato sia rapidamente sovrapposto, forse ribaltato, dall’effetto dell’apprendimento.
Quindi in parole povere l’istinto se c’e mai stato l’abbiamo rimosso per questioni di adattamento.
Ma perché volevo parlare con voi dell’istinto materno?
Proprio a causa del fatto che la maternità ha il suo aspetto biologico, facciamo difficoltà a riconoscere le ideologie intorno ad essa. Perché basta dire: “questo è naturale, cioè normale ”, e tutti gli ulteriori sforzi di discussione sull’argomento vengono interrotti. Sei madre devi fare tutto, è naturale! Fine. E no, non è cosi e non è giusto che sia cosi! Non è naturale ne è istintivo. Mi dispiace. Parliamone, con i partner, con la famiglia, con la società, perché la scusa della Natura e dell’istinto oltre a non avere senso ci hanno stancate.
Se continuiamo a percepire le pratiche materne come biologicamente condizionate continueremo a perpetuare le differenze di genere. Giustifichiamo così il ridurre le donne solo a madri come se tutte le donne fossero predeterminate per agire in un modo senza altra scelta legittima.
Certo, un bambino può crescere e svilupparsi nel grembo di una madre. Questa poi può in seguito tenerlo in vita con il suo latte fino a quando non inizia a mangiare cibi solidi. All’inizio la madre è di norma quella principalmente impegnata nella cura della prole. Ma non tutte le madri allattano, non tutte le madri portano nel grembo il bambino di cui si prendono cura. Inoltre uomini e donne sono ugualmente capaci e attrezzati per prendersi cura dei bambini (quelli che hanno partorito e quelli che hanno adottato).
Per questo motivo, è molto importante rendersi conto che la maternità è composta da due aspetti, quello biologico e quello sociale. Essi non sempre sono presenti insieme in una persona. L’accudimento e l’educazione dei figli sono l’aspetto sociale che riflette forse uno dei tratti umani più importanti: la capacità di mostrare empatia e connettersi. Ciò rende ugualmente possibile che questa abilità e capacità si sviluppino negli uomini e nelle donne, indipendentemente dal fatto che siano geneticamente connessi ai bambini.
Dare per scontato l’istinto materno come qualcosa di attribuibile solo alle donne che sono madri biologiche dei bambini vorrebbe dire che i bambini non possono essere allevati altrettanto bene da papà single. Oppure da individui che hanno adottato bambini. Inoltre, significherebbe che qualsiasi altra scelta che una donna vorrebbe fare, che non presuppone la maternità, sarebbe vista come inaccettabile, non naturale e non normale.
Ho scelto di parlare di istinto materno nel senso di predisposizione biologica della donna all’accudimento e mostrarvi quanto sia un’idea senza basi scientifiche e in fondo insensata. Ma se quando si parla di “istinto materno” voi pensate all’impulso o spinta o desiderio ad avere un figlio, vi devo deludere anche lì. Non esiste nessun istinto materno, nel senso che non c’è nessuna “tendenza primordiale al desiderio di maternità”. Al massimo c’è un desiderio di riprodursi e un desiderio di trasmettere il proprio codice genetico. Questo però non riguarda solo le femmine, ma indistintamente tutti gli individui.
E vi lascio nella descrizione a questo podcast un articolo di The Vision sull’Istinto materno in questo senso.
Aiutami a far crescere sempre di più “L’Ora della Mamma”! Se i miei podcast ti incuriosiscono, stimolano e arricchiscono, votali e lascia una recensione su Apple Podcast. In questo modo mi aiuti a raggiungere altre donne che, come te, vogliono conoscere riflessioni scomode ma sempre reali sulla maternità.
Fai clic qui, scorri in fondo alla pagina, clicca per valutare con cinque stelle e seleziona “Scrivi una recensione”. Quindi, assicurati di farmi sapere cosa ti è piaciuto di più dell’episodio!
Inoltre, se non l’hai già fatto, iscriviti al podcast per essere sempre aggiornata sulle nostre novità. Iscriviti ora!
Articolo molto valido ed interessante in un momento della mia vita in cui mi sono ritrovata a dover decidere se diventare o meno madre.grazie ho riflettuto su pensieri che non mi ero mai posta prima in quanto automatismi dettati dalla società.sensi di colpa e senso di inadeguatezza.
Grazie Viola, sono contenta che ti abbia aiutato a riflettere. Un abbraccio, Natalia
Grazie. Ho letto il tuo articolo in una delle mie notti insonni causate proprio dal dilemma se diventare madre o meno. Cerco di mettere assieme i pezzi di un puzzle:
– la certezza matematica di non avere aiuto da parte di genitori e suoceri (a parte ovviamente consigli non richiesti).
– l’anno anagrafico che considero il mio personale spartiacque tra dire “potrei” e “avrei potuto” avere un figlio
– il senso di colpa di provenire da tante generazioni che hanno sofferto l’inferno per dare la vita a me e io faccio morire tutto
– il ginecologo che mi ha detto lei avrebbe paura del parto prima ancora di restare incinta. E gli ho dato ragione in pieno facendoci una risata.
– il mio compagno che dorme beatamente e pensa che si, gli piacerebbe un figlio per avere compagnia a natale e lasciare l’eredità a qualcuno. Però nella macchina nuova la cosa più importante è che ci stia dentro la sacca da golf
– La mente bacata che ha disegnato uno striscione color arcobaleno lungo 3 metri con scritto “TUTTI I BAMBINI SANNO NASCERE, TUTTE LE MAMME SANNO PARTORIRE”. In ingresso di un reparto ginecologico-ostetrico. In un ospedale pubblico. Dove passano tutte le donne. Anche quelle che abortiscono per scelta. Anche quelle che hanno un bimbo morto nella pancia. Anche quelle come me che hanno uno spasmo che le farebbe diventare incontinenti se pensassero di partorire come ha detto il ginecologo.
Sai cosa ti dico? Domani sera melatonina. 😝
Ciao Serena,
leggo il tuo messaggio solo ora!
Grazie per la condivisione, hai deciso qualcosa alla fine?
Natalia
L’Ora della Mamma è il podcast che tratta i temi legati alla maternità in modo a volte scomodo ma sempre reale.
6 Comments
Grazie davvero per questo e tutti i tuoi podcast! Hai contribuito non poco a farmi vivere la mia seconda gravidanza in serenità, dopo una prima caratterizzata da una depressione post partum(credo che uno dei fattori di rischio sia stato proprio questo credere ciecamente nell’istinto materno).
Mi dispiace non poter scaricare iTunes, vorrei proprio darti 20mila stelline😅
Grazie a te, Laura, mi fa molto piacere che ti sia servita!!