
Ciao ragazze, oggi ho con me Silvia Pasqualini, psicoterapeuta bioenergetica, sui social conosciuta come Il Corpo e la Mente, per parlare di bornout genitoriale. Silvia ha anche un podcast intitolato “Un millimetro al giorno”.
Silvia, cosa significa essere una psicoterapeuta bioenergetica?
Dopo la laurea ho fatto la scuola di specializzazione in psicoterapia. All’interno di questa si possono scegliere vari indirizzi (cognitivo-comportamentale ecc.). La bioenergetica, all’interno della psicoanalisi, è l’approccio che più ha a che fare con il corpo. Si tratta di un approccio che tiene in considerazione la parola e i pensieri ma anche i nostri livelli energetici biologici. Tra gli strumenti di cura, oltre al dialogo, ci sono esercizi di respirazione, tecniche di rilassamento ecc.
Sui tuoi canali social tratti spesso il tema del tempo e della produttività. Parliamo un pò di questo argomento per quanto riguarda le madri. Nella nostra società c’è il mito della mamma eroina che si occupa di tutto, lavoro, figli, cura di se stessa. Io ho dei livelli di energia molto bassi, l’ho sempre saputo. Raccontami dei livelli di energia rispetto alle madri e rispetto al mito della mamma multitasking e sempre piena di energia.
Tocchi un tema a me molto caro. Negli ultimi 50 anni la donna si è dovuta vestire della parte professionale che prima non esisteva e si sono aggiunti vari ruoli. Ci siamo scordati di essere mammiferi e come tali dobbiamo tenere in considerazione un corpo che ha bisogno di tempi di recupero. Per avere altre energie non possiamo solo usare la forza di volontà, che può dare un 5% di forza in più. Il mito della mamma wonderwoman consuma energie ed è naturale e fisiologico che sia così. Dobbiamo legittimare il bisogno di dormire, di mangiare bene, di rilassarci. L’energia è movimento ed equilibrio. Se ieri ho usato molto le mie energie è normale e dignitoso che io oggi sia più stanca. Da quando si inizia a vedere l’energia come un balance fluido, ci si possono perdonare i momenti di stanchezza. La vita non può essere basata sullo sforzo di volontà.
Che differenza c’è tra una persona e un’altra dal punto di vista dell’energia? Io guardo mio marito e penso sempre che i suoi livelli di energia siano molto più alti dei miei.
Non si tratta tanto di una differenza di genere quando di diversa strutturazione del carattere. La psicoterapia bioenergetica ci dice che ci sono cinque tipologie di carattere che variano in base a diversi parametri, anche gentili, e che influenzano il modo in cui reagiamo alle cose.
Il DNA conta?
Conta fino a un certo punto. Il DNA potrebbe essere descritto come i tasti di un pianoforte ma a farli sviluppare dipende quanto e come li suoniamo. Non è la genetica a far sviluppare la nostra energia ma come i nostri primi anni di vita hanno fatto suonare questo patrimonio genetico. La buona notizia è che i propri livelli energetici possono essere allenati. Un esercizio simpatico può essere fare 100 saltelli la mattina. Quando si finisce c’è qualcosa di diverso tra prima e dopo e mattina dopo mattina può fare la differenza. Un altro modo è giocare con la respirazione per far aumentare il proprio colore (a livello metabolico l’innalzamento della temperatura significa un aumento della produzione di energia).
Anche le attività che facciamo per piacere e non per dovere hanno un impatto sui nostri livelli di energia?
La forza di volontà serve a eseguire i compiti giornalieri. Tra le nostre funzioni esecutive una è la forza di volontà, c’è poi la memoria a breve termine, la capacità di decidere, la capacita di pianificare, la capacità di rimandare. Più io spingo sulla forza di volontà, più i livelli di energia si abbassano. Quando la batteria arriva a essere rossa non ne abbiamo più disponibile a meno che non ne ricarichiamo un pò. Come si ricarica la forza di volontà? Mangiare qualcosa e riposare sono azioni che possono ricaricare per 20-30 minuti. Dovremmo essere bravi durante la giornata a non fare solo le cose per dovere ma anche per piacere in modo da ricaricare le batterie.
Molte mamme che mi scrivono vivono situazioni molto complesse. Un lavoro che non da soddisfazione, la gestione della casa e dei figli senza aiuti. In questo caso, quando si è costrette a svolgere per tante ore compiti faticosi senza avere supporto come si può mantenere un buon livello di energia?
Io non ho figli ma capisco che prendere cura dei figli e lavorare senza aiuti può diventare insostenibile. Le madri hanno diritto di essere stanche e arrabbiate e si dovrebbe parlare di più di queste sensazioni. Cosa si può fare? Innanzitutto evitare di idealizzare la quantità di tempo libero di cui si ha bisogno. Spesso, schiacciate dagli impegni giornalieri, si può pensare di aver bisogno di giornate intere o weekend per riprendersi dalle fatiche di tutti i giorni. Trovare però questi ampi spazi di tempo per riposare è spesso impossibile e questo genera frustrazione. Bisognerebbe entrare nell’ottica di concedersi quotidiane ricariche di energia per un tempo minore. Se è difficile ricavarsi due ore di riposo, meglio trovare cinque minuti ogni tot ore. Questo aiuta considerevolmente ad abbassare i livello di cortisolo (l’ormone dello stress) e ad affrontare con più energia le ore successive.
Sono d’accordo. Ogni 3-4 mesi mio marito parte per un weekend in campagna con nostra figlia e io rimango a Vienna a riposarmi. Per quanto sia piacevole, quel weekend non basta a ricaricarmi di tutti i mesi in cui non ho mai staccato.
Esatto, è importante concedersi un piccolo spazio di riposo quotidiano, in collaborazione con il partner. Magari lui può concedersi 40 minuti di passeggiata durante la pausa pranzo dallo smart working e lei può ritagliarsi quella stessa passeggiata serale quando lui finisce di lavorare. Va trovata una grossa alleanza nella coppia. Anche venti minuti di training autogeno aiutano a recuperare come tre ore di sonno notturno.
Cos’è il training autogeno?
E’ una delle pratica, molto stata dagli sportivi, che consiste in una serie di sequenze ripetendo dentro di se lo stesso dialogo studiato ad hoc per la persona e le sue esigenze. Si tratta di sottili induzioni che possono servire per recuperare qualche grado di temperatura quando fa freddo o qualche ora di sonno. Un pò come l’ipnosi che però viene fatta da qualcun altro mentre il training autogeno è interamente autogestito.
Sento spesso di persone che dormono appena 4-5 ore a notte. Come può essere sostenibile?
Bisogna distinguere tra chi lo fa con uno sforzo e chi ha naturalmente bisogno di meno ore di sonno. Noi siamo classificati in Ipnotipi in base al nostro tipo di sonno. I normotipi sono quelli che necessitano di dormire 7-8 ore. Esistono poi i brevi dormitori che si svegliano riposati dopo 4-5 ore e i lungo dormitori che hanno naturalmente bisogno di dormire più di 9 ore. Il proprio ipnotipo può essere scoperto tramite il test MEQ. Adeguarci a dormire le ore di sonno di cui abbiamo bisogno ci rende più produttivi durante la giornata. Laddove sia impossibile, magari con figli piccoli, si può tentare di recuperare con un pisolino durante il giorno.
Cosa possono fare i genitori per aiutarsi, nel caso in cui i figli dormano molto meno rispetto alle ore di riposo necessarie al genitore?
Un’altra cosa utile da valutare in coppia è la preferenza per quanto riguarda i risvegli. Le persone si dividono in gufi o allodole. I primi hanno livelli di energia più concentrati nel pomeriggio e alla sera, i secondi preferiscono svegliarsi presto e sono più attivi nelle prime ore del mattino. Sarebbe buona cosa che i genitori si dividessero la cura dei figli anche in base a queste inclinazioni.
Io ho sempre sentito parlare di bornout relativamente al lavoro. Il bornout lavorativo è abbastanza capito e accettato ma da qualche anno si inizia a parlare del bornout genitoriale e credo che dopo la pandemia inizieremo a parlarne ancora di più. Come si riconosce il bornout genitoriale?
La stanchezza cronica prende il nome di bornout quando avviene un totale esaurimento delle forze, come una candela ormai completamente bruciata. Il bornout genitoriale e il bornout in generale si riconosce sia negli atteggiamenti fisici che comportamentali e di pensiero. Il bornout porta con se la stanchezza cronica, la perdita della speranza per il futuro, la perdita della sensazione di poter avere un supporto dalla comunità, un atteggiamento stanco e pessimista. A livello fisico possono presentarsi emicrania fissa, problemi intestinali, dolori cronici frutto di un corpo stanco che porta uno zaino troppo pesante da troppo tempo.
Come si affronta questa sensazione? Cosa può fare una donna che sente di essere vittima di bornout materno?
Il bornout materno è un tema molto importante. La cosa fondamentale è non nascondere queste sensazioni, ammettere la propria debolezza e non preoccuparsi del giudizio degli altri. Bisogna superare lo stigma di ammettere che i figli possono esaurirci soprattutto quando non si hanno aiuti. Anche nella coppia deve essere chiara l’importanza di ciò che sta capitando perché il bornout materno non è solo stanchezza ma incapacità nell’affrontare la giornata. Bisogna cercare di dormire di più e concedersi piccoli momenti di piacere per ricaricare le pile. Inoltre il bornout è una condizione clinica per cui si può chiedere aiuto al proprio medico o a uno psicoterapeuta. Importante anche pensare che non dobbiamo anche intrattenere sempre i nostri figli. E’ sano che conoscano la noia e che diciamo loro chiaramente che in quel momento non possiamo o non vogliamo giocare.
Tu hai mai sperimentato queste sensazioni?
Intorno ai 28 anni lavoravo per un’azienda milanese a ritmi molto sostenuti. Ero sempre in viaggio, sentivo di dover spingermi sempre oltre e non sapevo dire di no. Cominciai a stare male e accusare svenimenti. Alla fine la mia salute mi ha obbligata a fermarmi perché mi è stato diagnosticato un tumore. Alla fine ho cambiato lavoro, ho iniziato a ritagliarmi tempo per me e ho scelto uno stile di vita più sostenibile.
Io ho sperimentato queste sensazioni i primi anni come madre. Sentivo di doverla portare fuori e intrattenere continuamente, prepararle pasti bilanciati e non abbassare mai la guardia. Sono uscita dal bornout materno quando ho iniziato ad ammettere con me stessa ma anche con mia figlia che a volte non avevo voglia di uscire o di giocare oppure di tenerla sempre in braccio.
Per i bambini è fondamentale ricevere una comunicazione congruente. Loro se anche non capiscono le parole della mamma comprendono il tono, lo sguardo, il linguaggio del corpo. Imparano a stare nella naturalezza delle cose e a comprendere di non dover essere sempre allegri e energetici. E’ importante anche come messaggio da passare loro.
Pagina Instagram di Silvia Pasqualini: Il corpo e la mente
Podcast di Silvia Pasqualini: Un millimetro al giorno
Aiutami a far crescere sempre di più “L’Ora della Mamma”! Se i miei podcast ti incuriosiscono, stimolano e arricchiscono, votali e lascia una recensione su Apple Podcast. In questo modo mi aiuti a raggiungere altre donne che, come te, vogliono conoscere le riflessioni scomode ma sempre reali sulla maternità.
Fai clic qui, scorri in fondo alla pagina, clicca per valutare con cinque stelle e seleziona “Scrivi una recensione”. Quindi, assicurati di farmi sapere cosa ti è piaciuto di più dell’episodio!
Inoltre, se non l’hai già fatto, iscriviti al podcast per essere sempre aggiornata sulle novità. Iscriviti ora!
L’Ora della Mamma è il podcast che tratta i temi legati alla maternità in modo a volte scomodo ma sempre reale.