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Ciao ragazze, oggi ho con me Ambra Garretto, medico ginecologo e mamma di due bambine, per parlare di metodi contraccettivi.
Recentemente ho affrontato la questione sulla mia pagina instagram, dopo aver svolto il controllo annuale dal ginecologo. Ne è scaturito un interessante confronto che oggi vogliamo approfondire. Innanzitutto, da alcune statistiche emerge che in Italia è appena il 13% della popolazione femminile ad usare metodi contraccettivi. Ti ritrovi in questo dato?
Siamo sicuramente al di sotto del 20%. C’è tanta paura e tanta ignoranza per quanto riguarda i metodi contraccettivi e i loro effetti collaterali oltre a diversi tabù nel parlarne in famiglia. In realtà la contraccezione è stata un’importante conquista per il genere femminile e in generale per la condizione della donna che per la prima volta si è trovata a poter decidere di programmare una gravidanza e anche di avere rapporti sessuali senza fini procreativi.
Leggevo che l’utilizzo dei metodi contraccettivi diminuisce di anno in anno. Questo sembra essere in parte legato al costo e in parte dalla narrazione che spesso accentua la paura degli effetti collaterali. Cosa ne pensi?
Il compito del ginecologo è sicuramente quello di spiegare con chiarezza il metodo contraccettivo proposto, illustrando anche i possibili effetti collaterali. Ma è importante sottolineare i benefici per la donna che vanno oltre al semplice effetto contraccettivo. La pillola, e i progestinici in generale, hanno molti effetti positivi sulla regolarità del ciclo, la riduzione del dolore mestruale e i problemi della pelle.
Eppure se ne parla sempre in termini molto negativi, accentuando aspetti come il rischio di trombosi o addirittura l’aumento di possibilità di avere un tumore.
Questo secondo aspetto è assolutamente falso. I più recenti studi ci assicurano anzi che l’assunzione della pillola anticoncezionale diminuisce quasi del 50% la possibilità di avere il cancro all’utero o alle ovaie.
Da dove arrivano queste convinzioni?
La contraccezione nasce negli anni 60 e si va a contrapporre ad un ideale di famiglia numerosa che, per salvaguardarsi, ha iniziato ad inventare false problematiche per spaventare e scoraggiare le donne ad assumere la pillola. Queste false credenze si sono poi tramandate di madre in figlia. Inoltre oggi si pone molto l’accento sulla natura e sul fatto che tutto ciò che è naturale (flussi dolorosi e abbondanti compresi) siano sempre preferibili rispetto ad assumere un farmaco.
Come funziona oggi in Italia nella famiglia media? Nella tua esperienza, le madri parlano con le figlie di contraccezione?
Purtroppo mediamente molto poco. Io personalmente sto portando avanti una campagna informativa sulla necessità di portare le ragazze dal ginecologo prima di avere rapporti o comunque a partire dal primo rapporto. In Italia c’è molto tabù rispetto al parlare della contraccezione in famiglia e le cose variano molto anche a seconda delle regioni. I medici di base sono a loro volta poco informati quindi il compito del ginecologo deve essere dare tutte le informazioni in modo da fare una scelta il più consapevole possibile. Il discorso della trombosi ad esempio, ormai è una problematica quasi del tutto superata con le nuove formulazioni delle pillole, tanto che non vengono più richiesti esami ematici per iniziare l’assunzione. Ciò nonostante la narrazione rispetto al rischio di trombosi è ancora molto forte.
In Italia il contraccettivo più diffuso è il coito interrotto. Spieghiamo che non si tratta di un metodo contraccettivo?
Assolutamente, il coito interrotto non è un metodo contraccettivo. In Italia ben il 30% dei bambini nati arrivano dal coito interrotto anche se si pensa che, esistendo la contraccezione, tutti i bambini nati in questo periodo siano bambini fortemente desiderati.
Esistono vari tipi di metodi contraccettivi. La divisione principale è quella tra metodi barriera e metodi ormonali. Per quanto riguarda i primi, la dottoressa ci ha spiegato i principali:
Sono i metodi che permettono di proteggersi sia da una gravidanza sia dalle malattie sessualmente trasmissibili. Il più noto è il preservativo, poi esiste il diaframma che oggi è usato poco, una coppetta che si inserisce nella vagina della donna per evitare la risalita degli spermatozoi. Il diaframma oggi è usato e conosciuto poco perché ha un indice di Pearl molto più basso del preservativo, può essere messo in modo poco corretto o spostarsi inoltre l’uomo può percepirlo durante la penetrazione. Esiste poi il cosiddetto preservativo femminile, una guaina trasparente in poliuretano o nitrile che si può usare per i rapporti orali ma di cui si inizia a parlare solo ora e che non è molto utilizzato.
I metodi contraccettivi ormonali si dividono in estroprogestinici (che contengono estrogeni e progesterone) e solo progestinici. A loro volta si dividono in long-acting cioè che hanno un lungo meccanismo di azione e short-acting cioè che devono essere assunti quotidianamente. Gli estroprogestinici sono quelli che conosciamo maggiormente:
Esistono poi metodi contraccettivi ormonali a base di solo progesterone:
Il mio ginecologo mi ha parlato di spirali in vari materiali tra cui il rame.
La spirale al rame è un metodo contraccettivo di vecchia generazione, senza ormoni. Oltre ad essere meno sicura causa anche più effetti collaterali tra cui importanti perdite di sangue tra una mestruazione e l’altra. Quella al progesterone invece, pur avendo del medicinale, ne ha così poco che rimane confinato nell’organo bersaglio ossia l’utero. L’uomo non può sentirla perché si trova all’interno dell’utero.
Cosa ne pensi dei metodi contraccettivi naturali come il controllo del muco cervicale e della temperatura basale?
Non sono metodi efficaci perché tanto la temperatura quanto il muco cervicale possono essere influenzati da tantissimi fattori. Possono essere utili per conoscere il proprio corpo ma sicuramente non per pianificare o evitare una gravidanza. Il fatto che le ostetriche nel 2020 consiglino questo tipo di metodi come metodi contraccettivi è inaccettabile.
Ho letto che non esiste un metodo contraccettivo migliore in assoluto ma solo quello migliore per quella donna. Come fa una donna a capire qual’è il contraccettivo migliore per lei?
La prima cosa da fare è parlarne con il proprio ginecologo per iniziare a capire cosa escludere totalmente. Dopodiché la cosa migliore da fare resta sempre provare ed eventualmente correggere. La cosa che non mi piace è il continuo cambio di contraccezione o la continua sospensione.
Che dire allora della famosa pausa di sospensione dopo alcuni anni di assunzione della pillola?
Nelle nuove linee guida la pausa di assunzione è assolutamente sconsigliata. Il rischio di trombosi è infatti generalmente molto basso e comunque esiste solo nei primi mesi di assunzione. Se si interrompe e ricomincia l’assunzione, questo rischio torna ogni volta. Il contraccettivo si interrompe solo se si desidera una gravidanza. Bisogna inoltre considerare che la maggior parte delle gravidanze indesiderate avvengono proprio nelle pause di assunzione tra una pillola e l’altra.
Cosa possiamo dire della pillola del giorno dopo?
Non si può chiamare metodo contraccettivo ma assolutamente neanche metodo di interruzione di gravidanza. La gravidanza non inizia, la pillola del giorno dopo viene usata per inibire l’ovulazione e non permettere la fecondazione infatti funziona solo prima dell’ovulazione. Non è assolutamente una pillola abortiva perchè, se la fecondazione fosse già avvenuta, non provocherebbe un aborto. Ad oggi non è necessaria la prescrizione medica per acquistarla in farmacia, né per le maggiorenni né per le minorenni. Ne esistono di due tipi: una a base di ulipristal acetato (pillola dei cinque giorni dopo) e una di solo progestinico. La più sicura è la prima, tenendo sempre conto che la sua efficacia aumenta quanto più vicino al rapporto a rischio viene assunta.
Personalmente ho l’impressione che non si faccia abbastanza per investire in studi che producano nuovi contraccettivi magari con meno effetti collaterali, è così?
In realtà quelli presenti sul mercato sono sempre a miglior punto, nelle nuove pillole è stato inserito un estrogeno naturale, stanno migliorando anche i progestinici per dare meno effetti collaterali. Anche la spirale della durata di 5 anni è presente da poco sul mercato.
Pensi che possiamo aspettarci che un giorno esisterà la pillola al maschile?
Potrebbe accadere ma bisogna sempre tenere conto che sarebbe la donna a subire la gravidanza del caso di un eventuale errore di assunzione dell’uomo e quindi valutare quanto si fiderebbe nell’affidare a lui la contraccezione. Io non so se mi fiderei.
Tu come mamma e come ginecologa, quando parlerai di contraccezione alle tue figlie?
Con mia figlia di 6 anni capita già che se ne parli, essendo molto presente nella mia vita quotidiana ha già sentito parlare di mestruazioni e contraccezione, sempre in modo adatto alla sua età. Bisogna sempre fare attenzione al messaggio che si passa ai bambini ossia che come si può decidere di non volere un bambino si può anche decidere quando arriva e sappiamo che non è così. E’ comunque corretto iniziare a inserirli nel nostro mondo, una mamma che prende la pillola può spiegare cos’è al bambini in età elementare e assolutamente parlarne in adolescenza. Anche delle mestruazioni è importante parlare da subito, senza nascondere gli assorbenti o senza nascondere il sangue. Altrimenti instauri nel bambino l’idea che sia qualcosa di cui vergognarsi.
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1 Comment
Davvero interessante. Grazie a voi ho ampliato il mio orizzonte in materia!