
Ciao ragazze, oggi ho ben due ospiti per parlare di un tema che mi sta molto a cuore: il Reflusso del neonato (reflusso gastroesofageo).
Dico che mi sta molto a cuore perché anche mia figlia l’ha avuto, ma non ho mai trovato un medico che ci aiutasse, ci credesse e curasse il suo disturbo. Come sentirete nella puntata, questo problema della mia bambina ha reso i nostri primi anni insieme una vera corsa ad ostacoli e mi ha segnato profondamente.
Spero che questa puntata possa aiutare molte di voi che si trovano in situazioni simili e hanno bambini con questo disturbo.
Vi chiedo un favore personale, se avete amici o conoscenti che si lamentano di bambini “difficili” mandate a loro il link a questo episodio, potreste letteralmente aprire a loro un mondo e salvarli da tante difficoltà.
I miei 2 ospiti sono:
Dott. Guffanti – medico pediatra e neonatologo della provincia di Milano
Claudia Bufalari – vice presidente dell’Associazione Ainer (Associazione Italiana Neonati Reflussanti).
Sito AINER: https://ainer.i
Aspetto le vostre riflessioni e esperienze legate al tema della puntata!
Claudia, come nasce Ainer?
Ainer è un’associazione nata per sostenere le famiglie con neonati e bambini affetti da reflusso gastroesofageo. Io e l’avvocato Stefania Cappa l’abbiamo fondata poco più di un anno fa. Entrambe siamo madri di bambini reflussanti e ci siamo conosciute sul web, dove abbiamo incontrato tante famiglie che vivono questa situazione di grande esaurimento. Abbiamo subito riscontrato un grande interesse perché sul reflusso del neonato esisteva ben poca informazione e ci siamo accorte di quanto le madri avessero bisogno di sentirsi capite.
Dottor Guffanti, cos’è il reflusso e come si manifesta?
Il reflusso è la risalita di materiale gastrico, prevalentemente latte nel neonato, che può sia essere espulso dalla bocca e dal naso che non essere visibile. In questo secondo caso il neonato manifesterà comunque un disagio, con un continuo tentativo di deglutire. Il reflusso del neonato è un evento fisiologico qualora il bambino non se ne mostri infastidito ma talvolta può degenerare in malattia da reflusso gastroesofageo. I sintomi di quest’ultimo sono continui ruttino, singhiozzo ripetuto, sonno interrotto, forte irritabilità, rifiuto del cibo per il dolore dovuto alla deglutizione.
Dottor Guffanti, da quanto tempo si parla di reflusso del neonato?
Già dagli anni 70-80 il reflusso del neonato è stato identificato come un fattore di rischio per la sicurezza del bambino in quanto provocava apnee. Da qui sono iniziate le ricerche su questo evento che evidentemente prescindeva da un reflusso fisiologico conosciuto fino a quel momento.
Io vivo in Austria e nonostante mia figlia fosse evidentemente sofferente, nessun medico le ha diagnosticato il reflusso. In Italia è un disturbo riconosciuto o si tende a sottovalutarlo?
Il reflusso del neonato è un evento che esiste in tutti i mammiferi. Si ipotizza che la risalita di latte lungo l’esofago abbia lo scopo di verniciare con gli anticorpi della mamma le prime vie aeree del neonato. Per via della variabilità della razza umana, questo evento si può verificare o in modo sporadico o molto evidente e variare verso un reflusso patologico. I pediatri conoscono questo disturbo ma spesso si fa fatica a inserirlo in una classificazione fisiologica o patologica.
Claudia, come vivono questo disturbo le famiglie di bambini che ne soffrono?
Sicuramente a livello sociale se ne parla troppo poco. Le madri non si sentono supportate spesso neanche dagli stessi mariti, dai familiari e dai medici. E’ essenziale incontrare un pediatra che sia sensibile a questa tematica, per questo come associazione abbiamo creato un elenco di pediatri che trattano il reflusso del neonato a cui indirizzare le famiglie. La realtà di oggi è migliore di quella di 20 anni fa ma ancora molti pediatri sottovalutano il reflusso scambiandolo per altri disturbi come coliche, disturbi comportamentali o ancora eccessivo stress della madre. Le famiglie che incontrano questo approccio cadono in uno sconforto totale.
In Austria si parla ancora molto poco di reflusso del neonato. Io l’ho scoperto grazie ad un’amica, un’allergologa americana grazie alla quale ho scoperto anche che mia figlia era allergica alle proteine del latte. Claudia, come è stata la tua esperienza?
La mia prima figlia è nata nel 2015 e non ho trovato alcun aiuto o informazione. Ho incolpato me stessa per un allattamento che era diventato un incubo, ho smesso di allattare, ho provato molta confusione e non capivo perché mia figlia fosse sempre nervosa, non riuscisse a mangiare serenamente e l’approccio che ho trovato a livello medico è sempre stato molto vago.
Dottor Guffanti, cosa ne pensa?
Da parte della classe medica devo fare ammenda perché è vero che molti di noi tendono a sottovalutare questo disturbo. Molti considerano il reflusso del neonato un evento transitorio e quindi qualsiasi disturbo psicologico sul bambino e che si riflette sui genitori viene poco preso in considerazione dai miei colleghi. Spesso sulle riviste scientifiche l’orientamento è quello di aspettare la crescita in modo che il cardias (la valvola tra l’esofago e lo stomaco) raggiunga una maturità tale da impedire la risalita di latte. La sofferenza del bambino e della famiglia viene sottostimata e spesso le mamme sono giudicate come poco pazienti. Dal momento che quasi sempre questo disturbo ha un decorso benigno e transitorio, molti medici tendono a sottovalutarlo.
Dottor Guffanti, come si sentono i bambini affetti da questo disturbo? Che sensazioni provano?
Possiamo solo avanzare delle ipotesi, visto che il neonato non ha una definizione cerebrale di cosa sia il dolore. Nei casi più lievi può percepire il fastidio del singhiozzo e la sensazione di qualcosa che risale, nei casi più seri un forte bruciore. Bisogna pensare che il neonato non ha percezione di cosa sia il dolore quindi anche un minimo fastidio per lui è fortemente disturbante e lo porta a chiedere continua consolazione. Spesso la madre risponde con il seno e questo reitera il disturbo perché, mangia troppo, il fastidio del reflusso aumenta.
Chiedere aiuto e delegare quando si ha un bambino perennemente sofferente può essere complicato, anche perché tutti crederanno che abbia bisogno del seno per essere consolato. Claudia, anche tu hai vissuto questa sensazione?
Si, il reflusso del neonato è un vero disagio sociale per la mamma che trova impossibile anche lasciarlo a qualcuno. Si ritrova in molti casi a rinunciare al lavoro, alla vita sociale e spesso ci si vergogna di avere un bambino ingestibile motivo per cui la madre si isola moltissimo e vive da sola questo difficile percorso.
Claudia, quanto è pericoloso non credere alla madre di un bambino reflussante?
Il pericolo è reale perché non sentendosi capita e appoggiata la mamma tenderà ad isolarsi fino a smarrire del tutto la propria identità. Spesso assistiamo a problemi familiari, separazioni dovute al fatto che i compagni non riconoscono più le compagne fagocitate da questo disturbo. Nei casi più seri ricordiamo che una madre in questa condizione di vulnerabilità può compiere gesti pericolosi verso se stessa e verso il bambino. Si sentono spesso fatti di cronaca terribili e non posso fare a meno di pensare che quelle madri fossero del tutto inascoltate.
La mia esperienza con un neonato ingestibile mi ha resa molto umile. Non sono mai arrivata a compiere gesti inconsulti ma ricordo di aver capito perfettamente le donne che hanno vissuto quelle tragedie. Solo chi ci passa può realmente comprenderlo. Claudia, come cambia la maternità quando si ha un bambino reflussante?
Ho parlato con donne che hanno avuto un primo figlio non reflussante e il secondo si. E’ qualcosa che confonde perché ci si aspettava di essere preparate avendo già vissuto la maternità ma avere a che fare con il reflusso è qualcosa di completamente diverso. Noi ci siamo stati dentro per quasi 22 mesi. Ricordiamoci che un bambino molto irritabile non è un bambino con un cattivo temperamento, semplicemente ha un disturbo ed è il suo unico modo di comunicarlo.
Voi come associazione cosa consigliate alle mamme che si rendono conto di avere a che fare con questo disturbo?
Consigliamo di informarsi molto bene sul disturbo e, una volta informati, trovare un pediatra sensibile che possa accogliere, capire e intervenire, La soluzione c’è, non bisogna solo aspettare perché potrebbe trattarsi di un’attesa di mesi o anni prima di vedere un miglioramento e anni di disagio sociale sono qualcosa che ci si deve risparmiare.
Dottor Guffanti, come si spiega che alcuni bambini soffrono molto per questo disturbo e altri no?
La spiegazione sta nella variabilità dell’essere umano. Basti pensare a chi mangia molto e non ingrassa mentre altri si, o al Covid per cui persone anziane sopravvivono e persone giovani sperimentano sintomi invalidanti. La variabilità dell’essere umano è un vantaggio genetico perché nei casi di una pandemia “elimina” i soggetti più deboli in modo che la generazione futura sia meno soggetta al virus. Per quanto riguarda il reflusso, è una patologia che non determina questo tipo di selezione naturale però spiega il perché alcuni bambini più facilmente mostrino i disturbi e altri no.
Dottore, quanti bambini oggi soffrono di reflusso?
Tutti i bambini sperimentano una forma di reflusso, se parliamo di un reflusso che provoca disturbo siamo a un bambino su 2/3.
Come viene curato questo disturbo dottore?
Non ci sono moltissime opzioni terapeutiche. Si può indagare su delle concause, come l’allergia alle proteine del latte oppure sulle modalità di alimentazione. Esistono poi farmaci antiacidi da contatto, inibitori di pompa usati per i casi più gravi e pro-cinetici, farmaci che aiutano lo svuotamento gastrico. Si può intervenire sul tipo di latte, proponendo un latte addensato che se da un lato diminuisce le risalite dall’altro può rendere più difficoltoso lo svuotamento gastrico. E si può lavorare sulla posizione del bambino mentre dorme, rialzandolo quanto possibile. Il mio approccio principale è cercare un’alleanza con i genitori, fare la mia proposta terapeutica ma cercare un confronto continuo per migliorare la strategia a seconda della risposta del bambino.
Quando mia figlia era piccola sono stata in una clinica specializzata per neonati ingestibili ma nessuno ha parlato di reflusso. Sono davvero felice che oggi se ne parli. A proposito di scelte alimentari, dottor Guffanti, per consolare un bambino irritato molte mamme rispondono con l’allattamento, è sbagliato?
Non sono le madri a sbagliare ma l’idea che esistano sistemi assoluti da proporre. Ogni cosa che facciamo può avere un risvolto positivo o negativo, ogni bambino è diverso ed è giusto modificare qualcosa che per 99 bambini potrebbe andare bene ma per quel bambino no.
Dottore, il reflusso del neonato è genetico? E entro quando si manifesta?
Tutto è genetico nell’essere umano quindi anche la predisposizione al reflusso. Il momento in cui decide di manifestarsi è del tutto casuale, come le allergie che possono emergere appena nati o a 60 anni.
Claudia, le mamme che conosci tramite l’associazione quando se ne accorgono in genere?
Ci raccontano che si manifesta più tardi in caso di allattamento al seno, più velocemente in caso di allattamento artificiale, spesso anche dal primo mese di vita. Il dottor Guffanti potrà confermarlo.
Si, soprattutto con il biberon la suzione è più avida e lo stomaco si riempie più velocemente. Inoltre se dopo aver mangiato il bambino risulta ancora nervoso capita che la madre proponga altro latte. Il concetto per il quale il lattante autoregola la propria assunzione di cibo è un falso storico, il neonato ingoia quanto può ingoiare. Inoltre per preparare un biberon da 90 ml capita che i genitori usino 90 ml di acqua per tre misurini di latte in polvere ottenendo 105 ml di latte che moltiplicati per sei pasti al giorno diventano una quantità eccessiva di latte.
Questo vale anche per l’allattamento al seno?
Con il seno il bambino fatica di più a succhiare. Inoltre la produzione di latte cresce o cala a seconda del momento della giornata e questo permette di dare delle pause allo stomaco del bambino. La moda di oggi è allattare il bambino ogni volta che piange che, se può essere condivisibile a livello concettuale, non bisogna dimenticare che il seno non è necessariamente la risposta a ogni bisogno. Un neonato che piange potrebbe avere caldo o freddo, un pannolino sporco e aver solo bisogno del contatto.
Claudia, Ainer in cosa può aiutare le famiglie con figli che soffrono di reflusso?
Abbiamo un sito con tantissime informazioni sul reflusso e una lista di esperti che possono seguire la famiglia a 360 gradi tra cui la consulente allattamento, la consulente del sonno, la logopedista, la mental coach, la consulente del portare. Ogni settimana, sul nostro gruppo Facebook, effettuiamo dirette con esperti e permettiamo alle mamme di scambiarsi esperienze e consigli.
Sito ufficiale Ainer
Community Ainer su Facebook
Aiutami a far crescere sempre di più “L’Ora della Mamma”! Se i miei podcast ti incuriosiscono, stimolano e arricchiscono, votali e lascia una recensione su Apple Podcast. In questo modo mi aiuti a raggiungere altre donne che, come te, vogliono conoscere riflessioni scomode ma sempre reali sulla maternità.
Fai clic qui, scorri in fondo alla pagina, clicca per valutare con cinque stelle e seleziona “Scrivi una recensione”. Quindi, assicurati di farmi sapere cosa ti è piaciuto di più dell’episodio!
Inoltre, se non l’hai già fatto, iscriviti al podcast per essere sempre aggiornata sulle nostre novità. Iscriviti ora!
L’Ora della Mamma è il podcast che tratta i temi legati alla maternità in modo a volte scomodo ma sempre reale.