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Ciao ragazze, nella puntata di oggi parlo con Olga Pasin del ruolo del papà nel sonno dei bambini e di come coinvolgerlo nella routine e nella messa a letto.
Olga è una psicologa perinatale e consulente del sonno. Con lei nel 2019 abbiamo creato un corso sul sonno dei bambini da 0 a 4 anni che potete trovare qui.
Sempre con Olga abbiamo registrato un podcast sui più comuni miti sul sonno dei bambini, i cui riferimenti troverete alla fine di questo articolo.
Ma in cosa consiste il lavoro di una consulente del sonno?
Come psicologa perinatale seguo le coppie a partire dalla gravidanza fino al post nascita e ai primi anni di vita del bambino. Una delle competenze di uno psicologo perinatale è conoscere tutto il possibile sul sonno del bambino. Nello specifico il mio compito è supportare le famiglie il cui bambino ha un sonno disturbato. Mi occupo di capire cosa sta succedendo, quali sono i bisogni del bambino, i desideri dei genitori e trovare strategie personalizzate per migliorare le notti. Quando i bambini non riposano bene stanno esprimendo un bisogno ed è importante che i genitori abbiano gli strumenti per decodificare il loro linguaggio.
Ecco i punti salienti di cui abbiamo parlato con Olga per rafforzare il ruolo del papà nel sonno dei bambini:
Olga ha spiegato che il supporto del papà, secondo la sua esperienza personale e professionale, è fondamentale anche nel caso in cui lui non si trovi fisicamente a gestire le notti difficili.
Quando la mia prima figlia ha attraversato una complicata fase di regressione del sonno mi sono paralizzata. Piangeva disperatamente tutta la notte e in quei momenti è difficile mantenere razionalità e lucidità. In quel periodo mio marito lavorava a Ginevra ma nonostante questo parlavamo a lungo al telefono, anche nel cuore della notte, perché avevo bisogno di sostegno emotivo. Anche solamente esserci, ascoltare e aiutare a razionalizzare può essere importante. Così facendo mi sono tranquillizzata e mia figlia, percependo la mia maggiore tranquillità, ha iniziato a riposare meglio.
Racconto ad Olga che, quando mio marito era fuori per lavoro e mi trovavo a gestire mia figlia da sola di giorno e di notte, provavo una forte rabbia. Di fronte alle urla di mia figlia, non potendomi arrabbiare con lei, telefonavo a mio marito per sfogarmi.
Si tratta di una reazione molto comune. Con i genitori affronto il tema della rabbia verso il partner già in gravidanza. E’ importante anticipare gli scenari per capire fin da subito che ruolo può avere il papà nel sonno dei bambini. Bisogna ipotizzare varie situazioni e creare delle strategie comuni in modo che il papà sappia già cosa ci si aspetta da lui e non entri in gioco la rabbia. Spesso i papà tendono a riprodurre i modelli passati dei loro genitori che non necessariamente sono adeguati quindi si può riflettere su cosa cambiare e come sentirsi attivi e partecipi.
Spesso il minor coinvolgimento dei papà nel sonno dei bambini dipende dall’allattamento al seno che crea un rapporto esclusivo con la mamma e un facile mezzo di addormentamento. Chiedo ad Olga in che modo un papà può avere un ruolo nel sonno dei bambini nonostante l’allattamento al seno:
Va da sè che nel caso dell’allattamento al seno il ruolo materno sia preponderante ma il papà può comunque ritagliarsi il suo ruolo, calmare il bambino in braccio, cambiarlo, imparare a conoscerlo e acquisire così fiducia in sé stesso. Non sempre i risvegli del bambino dipendono dalla fame. Se non ha bisogno di mangiare il papà può provare a intervenire calmandolo in braccio, cullandolo, trovando un suo modo perché se non lo fa dall’inizio poi diventerà più complicato. Spesso la mamma fa fatica a lasciare le redini ma il papà ha diritto di entrare a far parte di questa relazione. E’ importante che la mamma sia riposata perché sarà più paziente e più disponibile all’ascolto del bambino.
Olga spiega che l’età del bambino è molto importante per capire in che modo il papà può prendersene cura e gestire l’addormentamento e gli eventuali risvegli notturni.
L’età fa la differenza. Nei primi 6 mesi il papà può occuparsi di tutti gli aspetti pratici della gestione del neonato a parte l’allattamento al seno: tenerlo in fascia, cullarlo, calmarlo, cambiarlo o fargli il bagno. Nel caso in cui si sia scelto l’allattamento artificiale potrà gestire anche l’alimentazione. Così facendo inizia una relazione con il bambino e permette alla mamma di riposarsi contribuendo ad un clima familiare sereno. E’ importante che la coppia parli e che la mamma esprima i suoi bisogni. Nel caso di allattamento con biberon il papà potrebbe occuparsi dell’ultima poppata e permettere così alla mamma di dormire qualche ora. Dopo i 6 mesi il bambino inizia a sviluppare la capacità di gestire da solo i risvegli e l’addormentamento e in questa fase il ruolo del papà può diventare ancora più incisivo.
Chiedo ad Olga in che modo il rapporto del bambino con la mamma e con il sonno cambia dopo i 6 mesi.
A partire dai 4-6 mesi il bambino inizia a percepire più chiaramente i confini del suo essere e il fatto di non trovarsi più nella pancia della mamma. Il ruolo della madre o del caregiver principale è quello di accompagnare il bambino in questa separazione e dargli uno spazio per gestire i propri impulsi e anche la frustrazione. Si può iniziare a concedergli qualche minuto prima di intervenire a un suo richiamo, rispondere vocalmente e nel frattempo dare la possibilità al bambino di capire cosa fare in quel momento di attesa.
E per quanto riguarda le notti?
Man mano che il bambino sviluppa questa capacità di giorno possiamo chiedergli di aspettare anche di notte quindi dargli il tempo di trovare il suo modo per riaddormentarsi. Intervenire subito, al primo pianto, significa non concedergli lo spazio necessario per capire come riaddormentarsi. In questa fase il ruolo del papà diventa molto importante perché il bambino non ha più bisogno di essere nutrito continuamente di notte ma di conforto e rassicurazione e questa può offrirla il papà.
Racconto ad Olga che molte mamme con cui mi confronto su questo tema mi dicono che i papà rifiutano di avere un ruolo nella gestione del sonno dei bambini e cosa fare in questo caso.
Prima di tutto bisogna chiedere al papà cosa lo spaventa e da cosa dipende questo rifiuto. A seconda del motivo infatti si andrà ad agire in modo diverso. In linea di massima, secondo la mia esperienza, i papà vogliono partecipare ma non sanno come farlo. L’importante comunque è parlarne e arrivare ad un accordo. Se il papà non si sente di gestire le notti perché al mattino deve alzarsi molto presto potrebbe gestire la prima parte della serata oppure occuparsi della routine pre-nanna.
Il ruolo del papà diventa particolarmente importante nel caso in cui i bambini da gestire siano più di uno.
Il ruolo del papà è importante soprattutto qualora nascesse un altro bambino e si rendesse necessario gestire il primogenito. Inoltre recenti studi hanno dimostrato che quando il papà dorme vicino al bambino i suoi livelli di testosterone si abbassano e diventa quindi più ricettivo ai suoi bisogni. Inoltre uno studio del 2011 ha rilevato che i figli di papà che sono coinvolti attivamente nella gestione familiare, intorno ai 6 mesi hanno meno problemi di risvegli notturni.
Innanzitutto bisogna rendersi conto che se un papà non si occupa per anni del sonno del bambino e gli si chiede di farlo improvvisamente a tre anni è molto difficile che sappia cosa fare. E’ infatti una questione di allenamento e di fiducia nelle proprie capacità che si sviluppa andando avanti a tentativi. La mamma deve lasciargli lo spazio di fare le cose a modo suo, anche se le prime volte dovesse sbagliare. Meglio non guardarlo se fa dei tentativi sbagliati all’inizio, se questa cosa crea nervosismo o agitazione.
Spesso le mamme hanno paura di lasciare il bambino al papà per la gestione serale e notturna a causa del pianto persistente. Racconto ad Olga che, nonostante mia figlia sembrasse calmarsi solo al seno, quando la lasciai intorno agli 11 mesi a mio marito per una serata lui trovò il suo modo di calmarla.
Per quanto riguarda il pianto del bambino bisogna distinguere due aspetti. Uno è il temperamento del bambino; ci sono bambini maggiormente sensibili agli stimoli e con una soglia di sopportazione della frustrazione molto bassa. In questo caso bisogna mantenere la calma durante il pianto e rendersi conto che non è qualcosa che dipende da noi. Il secondo aspetto riguarda il fatto che il pianto del bambino innervosisce la mamma e questo può peggiorare la situazione.
In questo momento il ruolo del papà diventa fondamentale:
Quando la mamma si rende conto di aver perso la calma e la pazienza deve passare la palla al papà che in quel momento è più tranquillo. Nella mia esperienza di consulenze ho visto tante volte la routine del sonno fatta più efficacemente dal papà se la mamma è fuori dal campo visivo del bambino. Se però al primo pianto il papà restituisce il bambino alla mamma si instaura un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
Olga sostiene che per lavorare sulle abitudini del sonno del bambino e dare maggiore margine di azione al papà è importante sentirsi pronti e sicuri.
Il cambiamento può avvenire al meglio se i genitori si trovano in una situazione di sicurezza e tranquillità interiore. Un bambino piccolo farà sempre resistenza al cambiamento. Se alle prime proteste si torna alle vecchie strategie il bambino si destabilizza e si confonde. Lui non può gestire questo enorme potere, è il genitore che deve trasmettergli sicurezza e fiducia nelle nuove modalità.
Io, dalla mia esperienza, posso dire che intorno ai 6 mesi si può iniziare a lavorare sulle abitudini del sonno. Se è una cosa troppo forzata meglio capire perché e da dove arriva questa resistenza. Per questo motivo i metodi non funzionano con il sonno, ogni genitore deve trovare la sua strada e il suo momento.
Chiedo ad Olga se, secondo la sua opinione, il rapporto con il papà non sia abbastanza importante da dargli priorità anche se la mamma non se la sente di lasciare il bambino
I primi due mesi è istintivo che la mamma faccia fatica a lasciare il bambino, si tratta di qualcosa di biologico. E’ anche vero che la mamma per poter accudire al meglio il suo bambino ha bisogno di prendersi degli spazi di riposo e il papà in questo senso è fondamentale. Facendo la sua parte diventa funzionale al legame mamma bambino ma contemporaneamente inizia ad instaurare con lui un rapporto.
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