
Trovate il Podcast sui miti sul sonno dei bambini anche su iTunes o Spotify o Stitcher
Ciao ragazze, nella puntata di oggi sono con Olga Pasin, psicologa perinatale e consulente del sonno, e vi elenchiamo 10 miti sul sonno dei bambini spiegandovi perché sono miti e perché non ci dovreste credere!
Chi non ha mai ascoltato la frase “dormire come un bambino” o “smetti di allattare così dormirà di più”?
Mamma di due bambini, il lavoro di Olga consiste nel dare sostegno alle mamme e ai papà per risolvere i problemi che fisiologicamente si presentano nei primi anni di vita dei loro figli come la difficoltà ad addormentarsi, i risvegli notturni e la difficoltà a dormire da soli e a separarsi.
Questi aspetti sono stati trattati approfonditamente nel corso “Dormi tu che dormo anche io” a cui io e Olga abbiamo lavorato insieme e i cui riferimenti, insieme a tutti gli altri citati in questo podcast, troverete alla fine dell’articolo. In questo podcast daremo intanto una risposta definitiva ai tanti miti che circondano il sonno infantile.
Quante volte si utilizza l’espressione “dormire come un bambino”? Uno dei più comuni miti sul sonno dei bambini infatti è che un bambino dovrebbe dormire tutta la notte.
Noi sappiamo che questo non è possibile dal momento che neanche noi adulti dormiamo tutta la notte – spiega Olga – I risvegli sono normali e fisiologici. Un bambino si risveglia brevemente al termine di ogni ciclo del sonno prima di tuffarsi in quello successivo. La difficoltà maggiore sta nell’imparare a riaddormentarsi.
Dagli 0 ai 4 mesi il riaddormentamento viene favorito dai genitori ma, man mano che il bambino cresce, può sviluppare una serie di strategie per riaddormentarsi. Ciò non significa che non ci saranno risvegli ma che avrà acquisito la capacità di riaddormentarsi da solo senza richiedere l’intervento dei genitori.
Chiedo ad Olga se è normale che durante il sonno il bambino si muova o emetta suoni e rumori e se questo richiede un intervento da parte nostra.
E’ perfettamente normale che durante la fase rem del sonno i bambini facciano rumori, borbottino, piagnucolino e si girino. Possono arrivare anche ad aprire gli occhi pur continuando a dormire. Questo induce erroneamente i genitori a intervenire e ciò può portare ad un risveglio completo del bambino. La cosa importante da fare è aspettare finchè non viene richiesto l’intervento. Sappiamo che il bambino per fame, sconforto o paura chiama il genitore e per questo mi devo fidare che quando avrà bisogno mi chiamerà senza anticipare l’intervento sul sonno.
Un altro mito piuttosto radicato sul sonno infantile ci dice che è possibile insegnare a un bambino a dormire tutta la notte, ma Olga spiega che non è così:
Non si può insegnare a un bambino a dormire. Lo si può solo accompagnare nell’acquisizione del suo personale modo di addormentarsi. Il nostro compito è sostenerlo mentre sperimenta, mentre prova, ma non possiamo insegnargli come fare, lo deve scoprire da solo. Questo ovviamente porta della frustrazione perché imparare non è facile. Così come un genitore osserva il bambino che cade più volte prima di imparare a camminare, allo stesso modo bisogna accompagnarlo nell’acquisizione delle tecniche di riaddormentamento senza sostituirci a lui. Il nostro compito è rendergli l’ambiente semplice e le condizioni favorevoli affinché abbia la possibilità di imparare da solo.
Questo presuppone anche la nostra capacità di tollerare la frustrazione e il pianto che possono esserci, per la difficoltà di riuscire ad addormentarsi e non per un senso di paura o di abbandono come erroneamente si potrebbe pensare.
Spesso viene consigliato di offrire al bambino del latte prima di andare a dormire o di aumentare le porzioni di pranzo e cena in modo che, più sazio, dorma di più.
Sarebbe fantastico se fosse così ma il sonno è molto più complesso e il cibo non è una soluzione alle difficoltà nel dormire. Dagli 0 ai 3 mesi il bambino mangia naturalmente spesso, sia di giorno che di notte, dovendo crescere ed essendo il latte materno altamente digeribile. Man mano che i bambini crescono, soprattutto dall’inizio dello svezzamento, è improbabile che abbiano bisogno di mangiare di notte. Personalmente chiedo sempre alla mamma se ha la sensazione che di notte il bambino si attacchi per fame e il 96% delle volte mi risponde che si attacca rapidamente e per abitudine. Dare un biberon di latte prima di andare a dormire non necessariamente migliora il sonno del bambino ma anzi potrebbe peggiorarlo, rendendo più difficoltosa la digestione.
Se dopo i 6 mesi il bambino continua a richiedere di mangiare durante la notte, è importante provare piuttosto ad aumentare le calorie durante il giorno. Spesso capita che durante una poppata il bambino sia distratto dall’ambiente circostante e quindi mangi meno, richiedendo poi di bilanciare il deficit calorico durante la notte. Si instaura così il cosiddetto circolo inverso per cui i bambini mangiano di notte anzichè di giorno ed è importante correggerlo.
Uno dei consigli più comuni che vengono dati a chi racconta una difficoltà nel sonno è quello di smettere di allattare. La psicologa non è d’accordo:
Smettere di allattare non è la soluzione. La cosa principale da capire è se il bambino si attacca perchè ha fame o perché il seno è diventato un aiuto all’addormentamento. In questo secondo caso, se si toglie il seno senza aver prima aiutato il bambino ad acquisire tecniche alternative per l’addormentamento, si richieda di peggiorare il sonno e mandare il bambino in crisi. E’ importante anche specificare che l’allattamento è una relazione tra mamma e bambino e finché i risvegli notturni risolti con il seno non sono un peso per la mamma non c’è motivo di eliminarlo. Nel caso invece in cui questa situazione iniziasse a pesare alla mamma e a renderla frustrata e stanca è invece utile intervenire. Non bisogna continuare solo perché si sente dire che l’allattamento deve essere proseguito ad ogni costo, il bisogno di contatto e vicinanza si può mantenere anche con altre modalità.
A proposito di allattamento, nel mio corso Latte e Amore, realizzato con l’ostetrica Dalila Coato, troverete consigli e indicazioni per un inizio di allattamento sereno e per essere preparate su tutto ciò che allattare significa e comporta.
Spesso si sente dire che l’utilizzo del ciuccio crei problemi nel sonno dei bambini.
Non è del tutto vero. La suzione è importante per favorire il rilassamento e dunque l’addormentamento e, nel caso in cui la mamma non voglia offrire il seno come suzione non nutritiva, il ciuccio è una valida alternativa. Se però si nota che i risvegli notturni coincidono con la perdita del ciuccio allora è importante iniziare un percorso per eliminarlo. Si può pensare di offrirlo solamente all’inizio della routine del sonno, per rilassare il bambino, e toglierlo una volta che si è addormentato.
Olga ricorda che in generale l’utilizzo del ciuccio è indicato dall’Accademia Americana di Pediatria come un fattore protettivo per la Sids e sulle tempistiche per toglierlo non ci sono indicazioni univoche, si va dai 6 ai 24 mesi ma alla fine è una decisione dei genitori, non c’è una soluzione universalmente valida.
Anche in questo caso, ci sono molti aspetti da tenere in considerazione, primo fra tutti l’età del bambino.
E’ difficile che un neonato riesca ad addormentarsi in un luogo diverso dalle braccia del genitore. Dagli 0 ai 3 mesi i bambini hanno uno scarso controllo del loro corpo e non ne percepiscono i confini, per questo hanno bisogno di sentirsi contenuti e raccolti per riuscire a lasciarsi andare al sonno. In questa fase l’addormentamento in braccio è una buona soluzione. Dai 4 mesi in poi potrebbe essere più utile rilassare il bambino in braccio ma poi lasciare che si addormenti nel suo lettino. In alternativa, svegliandosi in un ambiente diverso rispetto a quello in cui si è addormentato, potrebbe spaventarsi e non riuscire a riaddormentarsi serenamente.
Scegliere di addormentare un bambino o meno in braccio è una scelta estremamente personale, ricorda Olga. E’ importante lavorare anche sulle emozioni della mamma che se non si sente di praticare bed-sharing non deve sentirsi una madre peggiore di chi lo fa. Ogni scelta presa in base alle proprie emozioni e sensazioni è una scelta valida.
L’idea che far saltare i pisolini diurni possa favorire un sonno notturno continuativo è uno dei miti sul sonno dei bambini assolutamente da sfatare.
La verità è che succede esattamente il contrario. Partiamo dal presupposto che ad ogni età un bambino dovrebbe dormire un certo numero di ore, che nei neonati è di circa 16-18 ore. Dormire meno ore di quante servono porta ad un accumulo di cortisolo, l’ormone dello stress, che è il maggior responsabile delle difficoltà di addormentamento e del sonno frammentato. Fondamentale è anche l’orario della messa a letto che, dopo i 4 mesi, dovrebbe essere tra le 18:30 e le 20:00. In questa fascia orario il cervello secerne più melatonina e dunque l’addormentamento è più facile. I pisolini diurni sono importantissimi e vanno fatti fare agli orari giusti. Dopo i 4 mesi un bambino non dovrebbe rimanere sveglio più di tre ore e mezza, intorno ai 20 mesi massimo sei ore.
L’Assocazione mondiale del sonno ha messo a disposizione un grafico dove sono esplicitate le finestre di veglia per ogni età che troverete alla fine di questo articolo.
E’ importante specificare che nei primi mesi di vita i bambini alternano due sole fasi del sonno, fase e rem e fase non rem – continua Olga – mentre, dopo i tre mesi, i bambini presentano cinque fasi del sonno che si articolano in cicli: addormentamento, sonno rem, due fasi di sonno profondo e sonno rem. Queste fasi di avvicendano per tutta la durata della notte e la fase di sonno profondo è maggiormente presente nella prima parte della notte. Mettere un bambino a dormire troppo tardi significa quindi privarlo delle preziose fasi di sonno profondo, quelle più riposanti.
Molti genitori sono restii a improntare un orario di messa a letto entro le 20:00. Il motivo principale è il poco tempo che alcuni genitori potrebbero trascorrere con il bambino lavorando fino a tardi. In questo caso però è importante anteporre il bisogno del bambino di essere ben riposato a quello dei genitori. Il genitore che rientra più tardi potrebbe dedicarsi alla routine della buonanotte o del buongiorno per recuperare del tempo di qualità con il bambino.
Se si dovesse scegliere di far occupare il papà della routine della buonanotte, io e Olga abbiamo dato alcuni consigli nel podcast “Alla nanna ci pensa il papà”.
Si tende sempre a specificare che un bambino che dorme non deve essere svegliato. Anche in questo caso, dipende dalle circostanze e dall’età del bambino:
Alla nascita, se il bambino non cresce bene secondo le indicazioni del pediatra, va svegliato per nutrirlo. Un bambino più grande può essere lasciato dormire quanto vuole tenendo però presente che se dormirà regolarmente più di tre ore durante la giornata sarà difficile che dorma anche la notte. In quel caso sarà bene intervenire per bilanciare sonno diurno e sonno notturno. Se invece un sonno più lungo di tre ore durante il giorno è sporadico non è necessario intervenire e svegliare il bambino.
Sono ancora molti i pediatri a prescrivere integratori alimentari a base di melatonina per migliorare i risvegli notturni. In realtà Olga ci spiega che non solo sono inutili ma potrebbero anche essere dannosi:
La melatonina, l’ormone che regola i ritmi circadiani, è naturalmente prodotta dal nostro cervello quando cala la luce. La sua funzione è quella di far rilassare il bambino e rendere più semplice l’addormentamento. Un integratore di melatonina potrebbe aiutare il bambino a rilassarsi ma non avrebbe alcun beneficio sui risvegli notturni che dipendono invece dagli aspetti ambientali e organizzativi della routine del sonno. Meglio piuttosto lavorare su quelli. Inoltre non ci sono ancora evidenze scientifiche che ci rassicurano sugli effetti della melatonina sui neonati a lungo termine.
Si tende a pensare che dopo una certa età, principalmente dopo i tre anni, i bambini non abbiano più bisogno di una routine che regoli i loro orari.
La routine è importante per tutti – sostiene invece Olga – adulti e bambini. Crea infatti un contesto rassicurante che calma e mette in una situazione di tranquillità. Con il passare degli anni può cambiare leggermente e i tempi possono allungarsi ma mediamente resta la stessa ed è ugualmente importante.
Aiutami a far crescere sempre di più “L’Ora della Mamma”! Se i miei podcast ti incuriosiscono, stimolano e arricchiscono, votali e lascia una recensione su Apple Podcast. In questo modo mi aiuti a raggiungere altre donne che, come te, vogliono conoscere le riflessioni scomode ma sempre reali sulla maternità.
Fai clic qui, scorri in fondo alla pagina, clicca per valutare con cinque stelle e seleziona “Scrivi una recensione”. Quindi, assicurati di farmi sapere cosa ti è piaciuto di più dell’episodio!
Inoltre, se non l’hai già fatto, iscriviti al podcast per essere sempre aggiornata sulle novità. Iscriviti ora!
Aspetto le vostre riflessioni e esperienze legate al tema della puntata!
E vi invito a seguirmi e scrivermi su Instagram: Natalia
L’Ora della Mamma è il podcast che tratta i temi legati alla maternità in modo a volte scomodo ma sempre reale.